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La sociologia degli immaginari cross-mediali: tradizioni teoriche alla sfida del contemporaneo

EDITORIALE n.17/2015

La sociologia della letteratura e degli immaginari.
Un bilancio degli studi e dei percorsi dagli anni Settanta alla sfida contemporanea

di Michele Infante

Dopo la sbornia strutturalista e neo-marxista degli anni Sessanta e Settanta, negli ultimi due decenni del XX secolo la sociologia della letteratura sembrava essere una disciplina superata, data, dimenticata.
Con la nostra rivista a partire dal 2002, e per quasi un decennio abbiamo tenuto acceso un faro che illuminasse gli studi, che hanno riguardato una fenomenologia letteraria assai varia, dove spesso si confondeva la comunicazione di massa con la letteratura alta e d’elitè, e riscoperto l’utilità di strumenti concettuali provenienti dall’area della ricerca sociologica ed hanno ascritto, più o meno esplicitamente, le loro analisi ad un campo della sociologia della letteratura o, più in generale, di una sociologia della produzione artistica. La sociologia della letteratura si costituisce in primo luogo come un campo di interessi. Alcuni strumenti sociologici e la dimensione interdisciplinare hanno indotto molti ricercatori e molti gruppi o centri di ricerca a ritenere questo campo utilmente praticabile. Per alcuni (ad es. Arnold Hauser, Sociologia dell’arte, Torino 1977) la sociologia è stata dichiaratamente un “pretesto” per ottenere risultati che con una diversa strumentazione era impossibile ottenere. Inoltre va rilevato che questo campo non interessa soltanto il circuito chiuso della critica accademica e della “società letteraria” ma è ampiamente praticato sia dai centri dell’industria culturale sia da quelli addetti alla progettazione delle politiche culturali.
La sociologia della letteratura risente tuttavia ancora della mancanza di indagini soddisfacenti sul suo status teorico, spiegabili anche per l’orientamento pragmatico che contraddistingue i suoi utenti, disponibili più a usarne le tecniche che a teorizzare il loro posto nel sistema del sapere. Spesso in passato, gli studiosi di sociologia della letteratura, hanno utilizzato strumentazioni formalmente molto diverse tra loro praticando forti aperture verso altri settori di ricerca anch’essi tra l’altro in via di formazione – come l’antropologia, la semiotica, le tradizioni popolari, ecc. – ed hanno finito per ascrivere all’area del letterario fenomeni comunicativi molto diversi. Questo fenomeno si è verificato soprattutto per la pressione esercitata sul sistema letterario dal nuovo regime della comunicazione di massa che ha sollecitato – e prevedibilmente solleciterà in misura ancora maggiore – l’apparato delle forme usualmente identificate come letterarie, inducendole a trasformazioni per ora leggibili non soltanto nella sperimentazione delle avanguardie artistiche ma soprattutto nei linguaggi settoriali ad elevato indice di consumo comunitario come quelli della pubblicità, del cinema, del fotoromanzo, ecc. Abbiamo cercato in questo numero di rispondere all’esigenza di definire l’oggetto e le tecniche di questo piano di ricerca o almeno di raccordare alcune linee di indagine che percorrono questo campo di interessi.

A questo disegno di definizione e raccordo va premessa una precisazione: di seguito si parlerà di sociologia della letteratura soltanto per non ampliare il discorso su settori della produzione artistica che richiederebbero una trattazione specifica vista la eterogenea tipologia delle loro forme. Vi è un insieme di problemi relativi anche alla letteratura che può essere proposto ed avviato a risoluzione solo sul piano più generale di una sociologia della produzione artistica.
Infatti, come abbiamo messo in evidenza in questo numero dedicato all’immagine e alla rappresentazione della giustizia, l’insieme dei segni classificati come estetici interagiscono con gli altri insiemi di segni caratterizzanti del regime della comunicazione di massa e nello stesso tempo una norma metodologica fondamentale di questo campo. Le linee d’indagine della sociologia della letteratura si sono diramate da alcune evidenti trasformazioni strutturali della dinamica culturale e delle tecniche adatte a analizzarle.

1) Le alterazioni che il sistema letterario dell’età contemporanea ha subito a contatto della produzione industriale della cultura e del nuovo regime della comunicazione di massa. Alterazioni molto evidenti, a qualsiasi livello vengano osservate, che hanno richiesto l’allestimento di specifiche analisi sia delle sempre più frequenti “pulsazioni” del sistema letterario – le storie delle avanguardie ed in genere della sperimentazione letteraria – sia dei nuovi territori che questo sistema va aggregandosi – la poesia visiva, visuale, concreta e fonetica e certi settori già delle arti figurative – sia di quei linguaggi settoriali – ad esempio il linguaggio della pubblicità – ai quali non si può non assegnare un ruolo determinante non solo nell’apprendimento della lingua ma anche di un insieme di norme sull’uso estetico di essa.

2) Gli effetti e l’impatto comunicativo di una tale ottica sia sui meccanismi descrittivi della storia dei singoli paesi sia sulle tecniche di uso del sistema letterario stesso e sul settore produttivo ad esso legato, sugli immaginari e sui condizionamenti nei comportamenti pubblici e collettivi.

3) La necessità di nuovi modelli di analisi adatti a classificare i fenomeni dell’industria culturale e della comunicazione di massa che comprendono una concezione più articolata dello scambio culturale e dei prodotti estetici. Questi modelli sono risultati indicativi anche per definire la funzione della letteratura ed alcuni di essi sono apparsi utilizzabili anche per la rilettura delle tradizioni letterarie antiche e moderne. Essi hanno permesso lo studio delle tradizioni popolari e rendono possibile l’aggregazione, ancora graduale, al sistema letterario di tutto l’ancora incoerente insieme della “paraletteratura”.

4) Le modifiche apportate da questa nuova strumentazione critica e da questa nuova situazione comunicativa alle componenti strutturali della comunicazione letteraria: di qui l’infittirsi degli studi sui diversi momenti di essa, sulle storie degli autori (dei “colti”), dei gruppi degli intellettuali e delle istituzioni culturali, sull’organizzazione produttiva della letteratura e quindi sugli editori, sui mercanti, sul mercato del libro, sui sistemi di produzione ed infine sul pubblico della letteratura.
Quando una simile serie di linee d’indagine venga applicata alla “gestione” del sistema letterario è chiaro come finisca per produrre contributi molto interessanti per la politica culturale dei paesi e delle singole istituzioni culturali come per la funzionalità dell’industria della cultura. Ma essi possono essere applicati anche a culture scomparse e gli esiti storiografici di un tale tipo di approccio non possono che essere rivoluzionari nei confronti della vetusta massa di dati e del tradizionale assetto delle storie letterarie. Naturalmente, si privilegia un approccio storico, per l’analisi di quei territori dell’immaginario che abbiamo elencato sono per lo più esclusi anche dalle migliori storie letterarie.

Queste non comprendono – e non hanno compreso per lo più dalle loro origini all’inizio dell’età moderna – soddisfacenti trattazioni della letteratura popolare, della paraletteratura, dei rituali connessi all’uso della letteratura, dei rapporti di questa con altre arti ed in particolare la musica, delle istituzioni culturali, delle vicende degli intellettuali, dei sistemi di produzione, del mercato del libro, ed altro. Ma in modo speciale la sociologia della letteratura analizza i processi culturali e comunicativi, e la creazione di miti ed immaginari. Qualcuno dirà che questi territori sono esclusi a ragione. Ma la sociologia della letteratura non solo si occupa ormai regolarmente di questi territori, ma, occupandosene, deve controllare anche queste “ragioni” che affondano nelle teorie della letteratura e nelle antologie che i gruppi sociali egemoni producono e difendono, e quindi nelle loro ideologie.

Dal concetto di reificazione di Luckas passiamo oggi a quello di datificazione, una realtà che si presta ad essere non solo manipolata ma prodotto, con significativi cambiamenti su percezione e memoria.

I social network, rappresentano questa nuova sfida.

Scritto da:

Origine - genesi sociale degli immaginari mediali - Direttore MICHELE INFANTE